Dichiararsi liberi dal risentimento

Scusa ma ti guardo con gli occhi del risentimento

"Vorrei dargli un'altra chance ma proprio non ci riesco. Solo al pensiero di vederlo, di dovergli parlare o di stare a sentire quello che ha da dire mi sale una brutta sensazione. È come uno strano nodo alla gola, un insolito tremore alle mani, una moltitudine di pensieri che mi sovrastano."


Nella vita il risentimento è una condizione frequente: spesso notiamo la sua presenza e sentiamo di doverci fare i conti per necessità o volontà, nell’ottica di risolvere situazioni conflittuali con qualcuno.


Il risentimento può avere varie forme:

- è la ruggine che si crea nel rapporto con il proprio responsabile a seguito di una sua ramanzina improvvisa e ritenuta ingiustificata, la quale darà origine a timore e astio nei suoi confronti;

- è il rancore verso il collega che si è preso tutti i meriti e i riconoscimenti di un lavoro condiviso;

- è l'irritazione verso il partner che non contribuisce a favorire l’equilibrio della coppia, lasciando sulle spalle di uno dei due tutte le responsabilità e i doveri della relazione.


Alle radici del risentimento

Il risentimento nasce dall'avversione per una situazione attuale che non corrisponde all'aspettativa, da un'offesa o un'ingiustizia che si ritiene di aver subìto. Nella nostra mente identifichiamo sempre una persona responsabile di quel torto.


Il significato della parola stessa sottende il "ri-sentire" o il "sentire di nuovo": un mix di sentimenti negativi che si protraggono e si ripropongono nel tempo, portando alla mente quello che il colpevole ha (o non ha) fatto, e da questo gli effetti dolorosi connessi al torto che ha provocato.

Ne deriva una sensazione mista, fatta di rancore, irritazione, vergogna. Un mix alimentato regolarmente e pronto a ripresentarsi.


Le conseguenze prodotte da questo malessere possono essere svariate: la persona risentita, non in grado di vivere serenamente il presente, aspetta il momento migliore per mettere in atto la propria vendetta posticipata e "restituire il dolore" a chi l’ha causato. 

I suoi comportamenti ruotano attorno all’intenzione di ristabilire l’equilibrio, alla ricerca dell’occasione giusta per far pagare l’accaduto alla persona che si ritiene responsabile.


«Nutrire del risentimento è come bere del veleno e aspettarsi che l'altra persona soffra e muoia» [Nelson Mandela]

Affrontare il risentimento in sessione

L’individuo risentito può pensare che il malessere che continua a rivivere sia una zavorra di cui è impossibile liberarsi. Al contrario, l’abbandono di tale fardello non dipende da cause esterne ma dalla volontà della stessa persona ferita.


In una sessione di coaching, il più delle volte, il tema del risentimento viene portato alla luce da un'intuizione del coach, il quale lo nota nelle parole del coachee e glielo restituisce come feedback. Facendo ciò, il coach stimola il cliente affinché diventi consapevole del risentimento che vive: se lo riconosce come tale e se questo è un ostacolo o un limite verso il raggiungimento dei suoi obiettivi. 


Nella vita può infatti capitare che mantenere il risentimento abbia per noi un’utilità: può servirci ad esempio per tutelarci, quindi stare in guardia ed evitare che una situazione capiti di nuovo; o ancora, per non voler affrontare un conflitto, una situazione o un cambiamento. 


All’opposto, se il coachee vuole sfruttare la sessione per liberarsi di tale carico emotivo, possono aprirsi diverse conversazioni.


Tra le tante, il coachee potrebbe voler: 


Il secondo scenario citato, in particolare, può verificarsi se il coachee è impossibilitato a tornare alla causa del risentimento. Il coach può allora proporre al coachee un esercizio utile a lavorare sul suo stato d’animo negativo: la dichiarazione di libertà. 


Il potere delle dichiarazioni

L’ontologia del linguaggio definisce la "dichiarazione" un atto linguistico in grado di modificare il futuro in maniera determinata; esempi di dichiarazioni come “ti amo”, “ti perdono”, creano scenari che prima non esistevano.


La "dichiarazione di libertà" trova la sua attuazione quando il coachee pronuncia le parole con le quali dichiara di essere libero dal risentimento, con la forte convinzione e determinazione a modificare la sua realtà.

Il nuovo scenario generato attraverso la dichiarazione di libertà permette al cliente di adottare un nuovo filtro con il quale guardare alla persona o alla situazione alla base del risentimento. 


Grazie alla dichiarazione, in quanto atto linguistico “perlocutorio” (cioè volto a far succedere delle cose per il solo atto di parlare), consente al coachee di tornare ad agire nel mondo con una rinnovate possibilità e prospettive d’azione.


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